...Alcuni cittadini credevano che la carestia fosse una conseguenza delle azioni criminali delle autorità locali, credevano che bastasse solo avvisare il governo centrale per fermare l’ingiustizia. La gente scriveva le lettere a nome di Stalin, “aprendo gli occhi al padre dei popoli” sulla terribile fame. Gli autori di queste lettere furono ascoltati attentamente e poi …. arrestati.
Ciò nonostante tanti sopravvissuti all’Holodomor cercavano di conservare la memoria della fame e tramandarla ai propri discendenti. Una dei milioni di testimoni dell’uccisione con la fame fu Oleksandra Radchenko, una maestra di scuola nella regione di Kharkiv. Come servitore dello stato lei riceveva dalle autorità un pacco alimentare il quale le aiutò a sopravvivere e a salvare i propri figli dalla morte certa. Ma questo pacco alimentare non poteva impedirle di vedere gli orrori intorno a lei. Forse perché facendo l’insegnante lei fu costretta a guardare ogni giorno negli occhi affamati degli alunni, e non poteva non notare che ogni giorno la quantità dei bambini a scuola diminuiva. Oleksandra si rese conto che con qualsiasi tentativo di diffondere l’informazione riguardo alla fame in Ucraina lei rischiava l’arresto e quindi la morte sicura dei suoi figli i quali sarebbero rimasti soli. Radchenko conosceva i rischi affidando la verità al suo diario, capiva che cosa la aspettasse nel caso esso dovesse essere trovato dalle autorità. Però, non poteva evitare di scrivere ciò che vedeva:
“5 aprile 1932, martedì. La fame, la fame artificiale assume un carattere terribile. Perché portano via tutto fino all’ultimo chicco di grano, non lo capisce nessuno, e ora quando vedono il risultato di queste azioni continuano a esigere il grano per la semina... nel frattempo i bambini soffrono la fame, magri, divorati dai parassiti perché mangiano solo le barbabietole, ma anche esse stanno per finire, alla mietitura mancano ancora quattro mesi. Come andrà a finire?
6 aprile 1932, mercoledì. Delle volte provo tanta di quella rabbia che comincio a star male. Leggo dei “tempi sovietici” (giornale “Pravda”), dell’inaugurazione del primo in Europa altoforno, della costruzione della diga di Dniprobud e di tanto altro. Tutto ciò è un bene, però a che servono tutti questi tempi quando abbiamo i bambini e adulti gonfi di fame. La fame inizia a infuriarsi e porta con sé tutti i guai che solo possiamo immaginare. La criminalità cresce con una velocità assidua... Mi fanno soffrire i pensieri riguardo ai bambini gonfi di fame, e mi cresce la rabbia dentro...
2 giugno 1932, giovedì. Quant'è difficile la vita, disperatamente difficile. È un periodo straordinario, mai visto prima nella storia. Tutti soffrono la fame e la vita misera.
20 novembre 1932, domenica. Il vecchio che lavora nell’allevamento dei conigli è stato “derubato dalle autorità”, come lo ha comunicato lui. Significa che gli hanno portato via tutti cereali e ortaggi. Lo hanno dekulakizzato due anni fa, è già quasi un senzatetto, manca solo che cominci ad elemosinare. Ha 70 anni, la sua vecchia ne ha 65 e insieme a loro vive la figlia disabile. Ed ecco questa gente poverissima è stata privata di tutto quello che le permetteva di arrivarci a febbraio.
9 gennaio 1933, lunedì. A Kharkiv accadono gli orrori della fame. I bambini vengono rapiti, si vendono i salumi di carne umana. Attirano gli adulti (quelli che sono più in carne) con la scusa della vendita delle calzature. Persino i giornali scrivevano di questi fatti, tranquillizzando però che si stanno prendendo i provvedimenti, tuttavia... i bambini continuano a sparire.
23 marzo 1933, giovedì... Oggi ho visto troppi orrori. Sono tornata a casa con il cuore spezzato. Sulla strada verso Zarozhne, nel campo vicino alla strada, abbiamo visto un vecchio, magro straccione senza stivali. Probabilmente è crollato sfinito ed è morto assiderato, qualcuno gli ha tolto gli stivali. Tornando abbiamo visto lo stesso vecchio, nessuno si interessa di lui...
Andando verso Babka, sulla strada abbiamo raggiunto un bambino di 7 anni, mio compagno lo ha chiamato ma il ragazzino continuava a camminare oscillando e come se non ci sentisse, il cavallo lo ha raggiunto e questa volta l’ho chiamato io, il bambino è uscito dalla strada, avevo voglia di guardarlo in faccia. Mi ha colpito terribilmente, probabilmente un tale sguardo hanno quelli che sanno che devono morire da un momento all’altro ma non lo vogliono. Ma qui si tratta di un bambino! I miei nervi non hanno resistito: perché? Perché bambini? Piangevo silenziosamente per non farmi vedere dal mio compagno. Il pensiero di non poter fare nulla, che i milioni dei bambini muoiono di fame, che è una carestia, mi ha fatto piangere per la disperazione...
Qualche giorno fa è venuto lo stalliere – il suo volto e le sue mani sono già gonfi. Dice che ha i piedi pesanti e si prepara tranquillamente a morire. “Mi dispiace per i bambini, - dice lui. - loro non capiscono nulla – sono innocenti””.
Oleksandra Radchenko e le sue tre figlie, la più piccola delle quali nacque nel 1931, sopravvissero all’Holodomor, non le toccò neanche l’ondata repressiva delle purghe staliniane degni anni 1937-1938. Tuttavia più avanti le aspettava un destino crudele.
Nel 1940 la famiglia Radchenko si trasferì in appena unita all’Unione Sovietica Bukovyna. Qui videro l’inizio della guerra tedesco-sovietica in estate del 1941. Oleksandra e suo marito Vasyl furono arrestati dai militari rumeni i quali come alleati del Terzo Reich occuparono questo territorio dell’Ucraina. Passarono alcune settimane nei lager finché non furono liberati grazie ai colleghi del marito, ingegneri forestali. Dopo la liberazione Vasyl Radchenko continuò a lavorare come forestale.
Nei primi giorni dopo il cambio del potere tanti abitanti locali, tra i quali anche Oleksandra, credevano alla “liberazione tedesca dai comunisti”. Per questo motivo lei raccontò del suo diario ad un funzionario tedesco, il quale nel suo paese prima della guerra fece il corrispondente. Lui le propose di pubblicarlo. La propaganda tedesca diverse volte utilizzava l’informazione sui crimini dei comunisti. Tuttavia, la descrizione dell’Holodomor non fu mai pubblicata nella stampa del nuovo governo. Poco dopo Radchenko capì che questo governo nuovo non fosse diverso da quello vecchio. Perciò nel diario degli anni 1941-1942 lei descriveva già i crimini dei nazisti. Nel 1943 la crudele politica d’occupazione toccò direttamente anche la sua famiglia – sua figlia diciasettenne Elida fu portata in Germania ai lavori forzati.
Il ritorno del governo sovietico in Ucraina nel 1944 portò ad un’altra perdita nella famiglia Radchenko. Il marito di Oleksandra, Vasyl, fu chiamato alle armi, fu collocato nel battaglione di punizione in quanto “servì in precedenza il nemico come un forestale”.
Nel 1945 la guerra finì. Prima della fine fece ritorno dalla Germania la figlia Elida, mentre ad agosto Vasyl Radchenko, fu insignito della onorificenza “Per merito in battaglia”. Finalmente la famiglia Radchenko fu di nuovo insieme.
E proprio in questo momento felice nella loro vita si intromise di nuovo il regime totalitario. Il 7 luglio 1945 l’investigatore del dipartimento regionale di Kamianets-Podilsk del NKVD firmò il mandato dell’arresto di Oleksandra Radchenko. Durante la perquisizione in casa della sospettata furono trovati sette quaderni con i diari dell’ex insegnante degli anni 1926-1943. Proprio questi quaderni funsero da prove principali contro la sospettata nell’accusa per la “propaganda antisovietica”.
La figlia Elida ricorda così questo momento tragico della storia della loro famiglia: “Mamma non ha mai nascosto i diari. Quando raggiunsero lo scrigno con i diari, ho preso 5-6 quaderni che stavano sul tavolo e li ho spinti sotto il cuscino. Dopo l’arresto della mamma abbiamo iniziato a leggerli e abbiamo trovato tanto orrore riguardo all’Holodomor che abbiamo deciso di bruciarli altrimenti rischiavamo la fucilazione...” Tuttavia, anche i quaderni trovati dai cekisti bastarono per condannare la maestra.
L'inchiesta durò quasi sei mesi. Durante gli interrogatori Oleksandra fin da subito confermò di aver scritto i diari, ma ciò non fu sufficiente. L'investigatore tentò di farle ammettere la falsità dei diari e di farle confermare che le note furono scritte per compromettere il governo sovietico. “L’inchiesta è stata profondamente faziosa, - scrisse lei nella sua denuncia al procuratore. - Mi hanno minacciata con una lunga detenzione finché non firmavo il verbale in cui è stato già scritto che all’inizio degli anni 30 io scrivevo un diario con il contenuto controrivoluzionario. La brutta impressione del carcere, la paura e cattivo stato di salute mi ha spinto a firmare i verbali”.
L'udienza del tribunale di svolse a Proskuriv, il 14 dicembre 1945. Nella sua arringa Oleksandra praticamente negò la propria testimonianza registrata nel fascicolo e dichiarò: “L’obbiettivo dei miei diari è dedicarli ai bambini. Avevo scritto che tra vent’anni i bambini non avrebbero creduto che il socialismo venisse costruito con i metodi così crudeli. In Ucraina negli anni 1930-1933 il popolo ucraino subì l’orrore...”
Ovviamente i giudici non diedero peso alle sue parole, per questo motivo l’accusa affermava che Oleksandra Radchenko “essendo predisposta in modo nemico nei confronti del governo sovietico negli anni 1930-1933 ha scritto il diario dal contenuto controrivoluzionario nel quale condannava le azioni del partito comunista dirette all’organizzazione dei kolhoz nell’URSS e ha descritto la vita dura dei lavoratori”. Malgrado l’assurdità dell’accusa, la punizione fu reale e dura – 10 anni nei GULAG. L’ex maestra detenuta nei lager continuò a combattere per la propria liberazione, scrisse diverse querele e proteste le quali però non cambiarono il suo destino.
Oleksandra Radchenko fece ritorno in Ucraina solo ad agosto del 1955, dopo aver scontato tutta la pena. Con i problemi di salute lei visse in libertà solamente altri 10 anni. Il governo sovietico ricordò di lei per la seconda volta alcune settimane prima della sua fine. Il 23 luglio 1991 Oleksandra Radchenko fu riabilitata postumo, cioè fu riconosciuta condannata ingiustamente. Nel frattempo i suoi diari venivano conservati negli archivi del KGB (purtroppo non tutti, tre quaderni furono bruciati durante l’indagine come quelli “senza alcun valore”), dove nessuno sapeva nulla della loro esistenza. Più tardi questi documenti insieme a tanti altri furono ereditati dai servizi di sicurezza dell’Ucraina indipendente. Però passarono altri dieci anni prima che gli storici trovassero i diari.
Solo nell’anno 2001 questi materiali insieme agli altri che raccontano l’Holodomor furono trovati negli archivi. “Sentii per caso alla radio che nel SBU si possono consultare i diari di Oleksandra Radchenko, - ricorda sua figlia Elida. - Fui commossa e piansi. Non furono inutili i dieci anni di galera di mia mamma, il suo lavoro non andò perso. Lei scriveva la verità...”.
Nel 2007 alcuni pezzi del diario furono resi pubblici nel libro “Memoria declassificata”. Oggi sono un’importante fonte per lo studio degli eventi degli anni 30 nell’Ucraina. Le parole sincere scritte da una maestra e distruggono il mito costruito dalla propaganda comunista della “felice vita sovietica”, e raccontano la terribile verità sugli eventi nel 1932-33 in Ucraina.
Dunque, Oleksandra Radchenko riuscì a compiere la sua missione: conservò e tramandò alle future generazioni la memoria della tragedia dell’Holodomor.
Dal libro "Ucraina: storia classificata" di Volodymyr Viatrovych
Traduzione di Dana Kuchmash
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