Dal 24 febbraio 2022, il mondo civile assiste con orrore ai crimini di guerra russi in Ucraina: Bucha, Irpin', Izium, Lyman, Kherson, la catastrofe della diga di Nova Kakhovka, bombardamenti quotidiani delle città ucraine sono solo alcune delle macchie indelebili di questa guerra. Le immagini di civili massacrati, donne violentate e bambini torturati ci scuotono profondamente. Ma per noi ucraini, questa barbarie non è una novità. La storia si ripete: putin, seguendo le orme di stalin, cerca di annientare il popolo ucraino, come già tentò di fare negli anni 30 il regime russo sovietico. Il genocidio ucraino è un capitolo oscuro e ricorrente della nostra storia, e oggi stiamo combattendo per la nostra sopravvivenza e per porre fine a questa follia.
Propaganda
La russia ha una lunga storia di utilizzo della propaganda come arma di guerra. Dall'Holodomor, il genocidio perpetrato da stalin negli anni 30, fino alla guerra in Ucraina, il cremlino ha sistematicamente diffuso menzogne e disinformazione per giustificare le proprie aggressioni. Il meccanismo è sempre lo stesso: demonizzare il nemico, manipolare l'opinione pubblica e creare un clima di paura e odio.
Negli anni 30, stalin utilizzò la propaganda per demonizzare i contadini ucraini, accusandoli di essere "kulaki" e giustificando così l'Holodomor. Oggi, putin ricorre alla stessa strategia, dipingendo gli ucraini come "nazisti" per giustificare l'invasione. In entrambi i casi, la propaganda è stata lo strumento per fomentare l'odio, giustificare le atrocità e manipolare l'opinione pubblica, sia in russia che all'estero.
La propaganda russa ha fatto passi da gigante rispetto a quella sovietica. Rafforzata da risorse economiche e politiche immense, ha infettato i media occidentali come un virus, diffondendo menzogne e costruendo un'immagine distorta dell'Ucraina. Il mito dell'"ucraino-nazista" è solo uno dei tanti di una lunga serie di false narrative utilizzate per giustificare le aggressioni russe. La storia recente ci dimostra come la russia abbia una lunga tradizione di espansionismo e di interferenza negli affari interni degli altri paesi. Un paese che ha collaborato con i nazisti all’inizio della Seconda Guerra Mondiale e che oggi sostiene regimi autoritari in tutto il mondo non ha alcuna credibilità morale per lanciare simili accuse, ma lo fa in un tentativo disperato di nascondere le vere motivazioni dietro le aggressioni, ovvero l'espansionismo territoriale, il controllo delle risorse, e infine, l’annientamento dell’identità nazionale ucraina.
Se durante l'Holodomor pochi osarono denunciare i crimini di Stalin, oggi la società civile gioca un ruolo fondamentale nella denuncia delle atrocità commesse in Ucraina. Grazie al coraggio di giornalisti, attivisti e cittadini comuni, la verità sta emergendo e la propaganda russa sta perdendo sempre più terreno.
Avviamento e svolgimento del genocidio
La propaganda è sempre stata lo strumento iniziale del genocidio russo. Dopo aver costruito un'immagine demonizzata del contadino ucraino, presentandolo come un 'kulak' sfruttatore, il regime ha scatenato una campagna di repressione che ha portato alla carestia del 1932-1933. La propaganda ha preparato il terreno ideologico, giustificando così l'annientamento di un intero popolo.
Oggi la russia sta perpetrando una guerra di aggressione in Ucraina, caratterizzata da una brutalità inaudita. I bombardamenti indiscriminati su civili e infrastrutture critiche hanno lo scopo di terrorizzare la popolazione e sottometterla. Dalla distruzione del teatro di Mariupol alla strage di civili a Kramatorsk, Dmipro, Kharkiv, Kryvyi Rih, Lviv, intere famiglie sterminate dalle bombe russe... ogni giorno assistiamo a nuovi crimini di guerra. L'obiettivo è chiaro: annientare il popolo ucraino e cancellare la sua identità nazionale.
I regimi staliniano e putiniano, pur con le loro differenze, condividono una stessa logica criminale. Entrambi utilizzano la violenza, il terrore e il saccheggio per sottomettere i popoli e raggiungere i propri obiettivi. L'Ucraina, ieri come oggi, è vittima di questa barbarie.
Sterminio dei civili (chorna doshka, bombardamenti dei civili in fuga)
Sia durante l'Holodomor che oggi, i regimi totalitari russi hanno utilizzato il massacro della popolazione civile come strumento di repressione. Allora, i contadini ucraini che si opponevano alla collettivizzazione venivano uccisi; oggi, i civili ucraini che resistono all'occupazione subiscono lo stesso destino. Le fosse comuni, testimonianza muta di un genocidio, sono la macabra eredità lasciata da entrambi i regimi.
Nell'agosto del 1933, il regime staliniano emanò una legge draconiana, la cosiddetta 'legge delle cinque spighe', che condannava a morte chiunque, spinto dalla fame, raccogliesse anche solo poche spighe di grano. Questa misura, insieme al sistema della 'chorna doshka' che isolava e condannava intere comunità alla morte per fame, dimostra la brutalità e l'indifferenza del regime nei confronti della sofferenza umana.
L'invasione russa del febbraio 2022 ha riproposto, in chiave moderna, le stesse dinamiche di terrore e repressione viste durante l'Holodomor. Le stragi di civili in fuga, come quelle avvenute sulla strada tra Kyiv e Zhytomyr o durante l'evacuazione di Mariupol, dimostrano chiaramente l'intenzione dei russi di impedire alla popolazione di scappare e di seminare il terrore. L'attacco ai civili in fuga è una chiara violazione del diritto internazionale umanitario e un crimine di guerra.
Gli ucraini che vivono nelle zone occupate dai russi sono intrappolati in una morsa mortale. Le vie di fuga sono bloccate, i servizi essenziali sono negati e la repressione è costante. La situazione ricorda da vicino quella vissuta dagli ucraini durante l'Holodomor: allora come oggi, la popolazione è stata sottoposta a un vero e proprio assedio, con l'obiettivo di costringerla alla resa e di annientarla.
Annientamento dell'intellighenzia - rinascimento fucilato (anni 30) - rinascimento fucilato oggi
L'Holodomor fu solo l'inizio di un genocidio più ampio, che mirava non solo all'eliminazione fisica del popolo ucraino, ma anche alla distruzione della sua identità culturale. La persecuzione e lo sterminio dell'intellighenzia, dei politici e del clero furono un tentativo deliberato di annientare l'élite ucraina e di impedire ogni forma di rinascita nazionale. Il breve periodo di "Ucrainizzazione" degli anni 20, durante il quale la cultura ucraina conobbe un fiorente sviluppo, fu bruscamente interrotto da una repressione brutale che segnò l'inizio della grande purga.
Il regime sovietico non tollerava alcuna forma di dissenso o di autonomia culturale. Il motto "Via da Mosca!" Di Mykola Khvyliovyi rappresentava una sfida diretta all'ideologia sovietica, che puntava a creare un "uomo nuovo" omologato e privo di identità nazionale. La repressione dell'intellighenzia ucraina fu un chiaro segnale che l'obiettivo del regime era quello di annientare ogni forma di pensiero critico e di affermare un'unica cultura, quella russa.
Come negli anni '30, l'intellighenzia ucraina è nuovamente bersaglio di una repressione sistematica. La morte del noto poeta per bambini Volodymyr Vakulenko, l'esecuzione del direttore d’orchestra di Kherson Yurii Kerpatenko, le torture e le uccisioni di artisti, scrittori e poeti sono solo alcuni esempi di una strategia volta a distruggere l'identità culturale ucraina e a intimidire la popolazione civile. Il numero esatto delle vittime è ancora sconosciuto, ma è evidente che stiamo assistendo a un nuovo genocidio culturale.
Deportazione e migrazione forzata.
L'aggressione russa contro l'Ucraina va oltre la semplice occupazione militare. Si tratta di un tentativo sistematico di annientare l'identità nazionale ucraina attraverso la deportazione, la russificazione forzata e il genocidio culturale. Le deportazioni in massa, sia quelle attuali che quelle avvenute durante il periodo sovietico, hanno lo scopo di distruggere il tessuto sociale ucraino e di sostituirlo con una popolazione docile e asservita al potere russo.
Da febbraio a maggio del 1930 il regime staliniano deportò circa 100 mila ucraini, tra giugno-luglio del 1931 - altri 120-130 mila. I treni pieni zeppi degli ucraini arrivarono nelle città siberiane irkutsk e tomsk. Ovviamente, la russia in quanto degno erede del regime criminale sovietico, utilizza le politiche di deportazioni degli ucraini verso l'estremo oriente russo, come chiave verso la russificazione e assimilazione con i russi delle terre occupate. Il sistema dei campi di filtrazione, dove oggi i russi collocano gli ucraini portati con forza in russia, rispecchia il sistema sovietico dei campi di concentramento.
Come durante il periodo sovietico, la russia utilizza l'educazione come strumento di controllo e di manipolazione. Il rapimento e l'adozione illegale dei bambini ucraini sono una riedizione delle politiche di russificazione attuate nel passato. L'obiettivo è sempre lo stesso: distruggere l'identità nazionale di un popolo e assimilarlo alla cultura dominante.
Da febbraio del 2022 la russia ha rapito e deportato 19546 bambini ucraini, 1934 sono dispersi e 592 bambini sono stati uccisi.
Distruzione dei monumenti storici.
La Russia non si limita a compiere un genocidio fisico contro il popolo ucraino, ma persegue anche un genocidio culturale. La distruzione di chiese, il saccheggio di reperti archeologici e la manipolazione della storia sono solo alcuni esempi di come il regime russo cerchi di cancellare l'identità nazionale ucraina. Anche figure emblematiche della cultura ucraina, come Taras Shevchenko e Lesia Ukrainka, sono state strumentalizzate e ridotte a semplici strumenti di propaganda.
La distruzione dei monumenti storici e della memoria storica ucraina da parte dei russi continua anche oggi. Dall'inizio dell'invasione su larga scala i russi hanno già distrutto quasi 700 monumenti storici tra palazzi, chiese, musei, tenute storiche. Tra questi monumenti ci sono diversi beni del patrimonio culturale dell'UNESCO, alcuni sono progettati dagli architetti italiani.
La propaganda russa ha costruito l'immagine di un popolo amante della cultura, ma la realtà dei fatti smentisce questa narrazione. Come si concilia l'amore per la cultura con la distruzione sistematica di monumenti storici, chiese e musei? È evidente che la Russia sta conducendo una vera e propria guerra alla cultura ucraina, dimostrando un disprezzo totale per il patrimonio storico e artistico di un intero popolo.
Dana Kuchmash
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